Non siamo Noi ad avere la verità in tasca, ma Loro
Prima ancora di confrontarsi sui fatti che riguardano lo sfruttamento e l’uccisione di altri animali, bisognerebbe almeno prima riconoscere e attestare che tali fatti esistano, per come accadono e si svolgono. In tal modo si potrebbe capire che non è chi parla per i diritti di quegli animali ad avere la verità in tasca, ma gli animali stessi, quelli che sono costretti a subire sfruttamento, violenza e uccisione. Si dovrebbe partire da quei fatti, che sono veri e indiscutibili, per poter parlare della questione.
Compito dell’ideologia specista e del suo sistema d’oppressione specista è evitare di confrontarsi con quei fatti primari e passare subito a discutere di tutt’altro (canini, antenati, isole deserte col maiale, tradizioni culinarie, etc.).
Quindi, il primo vero obiettivo dello specismo è quello di evitare della base della discussione, vale a dire quanto accade realmente agli animali e chi sono gli animali.
A meno che uno non voglia disconoscere tutto ciò che è ormai patrimonio della conoscenza umana, affermato anche dal punto di vista scientifico, gli animali sono esseri senzienti come noi umani o come gli animali, quali i cani, che la maggioranza delle persone rispetta e per i quali non vorrebbe mai che gli venisse fatto del male.
Tra i fatti, va elencato anche il dolore delle madri e dei loro figli che, nell’industria del latte e delle uova, vengono separati, per fare in modo che gli umani possano sfruttare le prime come macchine da latte e i secondi (tutti i maschi, che non possono produrre latte o uova) come carne da mandare al macello o triturare (come avviene con i pulcini) o, se femmine non in eccesso, come sostitute delle madri, quando queste cominciano a produrre meno latte e uova.
Altri fatti incontrovertibili sono le uccisioni di animali che vengono usati come macchine da riproduzione per far nascere dei piccoli da ingrassare e uccidere, appena raggiungono il peso ottimale, che, dopo poche settimane, vengono mandati al macello e che non ricevono una morte indolore, a meno che si voglia negare che il terrore, realmente avvertito da animali che fiutano il sangue dei loro compagni uccisi prima di loro nei mattatoi, sia una forma di dolore.
Nei fatti rientra l’agonia dei pesci, animali che sottratti al loro ambiente, muoiono di una morte lenta e dolorosa per asfissia.
Altro fatto inoppugnabile è la presenza di milioni di persone che fanno a meno di partecipare attivamente a questa schiavizzazione e violenza, evitando di far uso di prodotti di origine animale.
Sono gli animali che vivono sulla propria pelle quelle esperienze ad avere la verità in tasca, mica noi.
Noi ci aspettiamo che le persone prima si confrontino su questi e poi decidano se sia il caso o meno di continuare a dare appoggio a quanto accade.
Che si abbia almeno prima il coraggio di vedere quello che accade e di affrontare quei fatti e poi ci si pronunci su di loro, altrimenti le giustificazioni speciste rimangono aria ancor più fritta di quanto non lo sia già.