Intervista a Gaspare Messina - fondatore di Laverabestia.org
1) Quello che ci ha colpiti fortemente sin dalla prima visita su Laverabestia.org è stato lo scorrere dei numeri inalto, un agghiacciante conteggio che rappresenta gli animali uccisi ogni secondo. Numeri che scorrono in continuazione e ti danno l’idea che l’olocausto animale avviene proprio ora, proprio in questo istante. Chi è Laverabestia? Quando, come e perchè nasce questo sito?
Laverabestia.org nasce circa 6 anni fa (2008) a seguito di una mia esperienza personale. Pur potendo affermare che in tutto il corso della mia vita ebbi una certa forma di empatia verso il più debole in genere, per la maggior parte dei miei anni rimasi comunque in quel sordo, ma comunissimo stato di limbo “selettivo” della coscienza. E tutto ciò si manifestava naturalmente iniziando dalla tavola. Fin quando, dopo un certo periodo riflessivo e particolarmente critico della mia vita, vidi per la prima volta un filmato girato in un mattatoio di bovini in Italia. Restando in uno stato di torpore, ricordo le lacrime che scendevano inarrestabili dai miei occhi, mentre gli stessi guardavano gli sguardi di quei poveri animali, inermi, indifesi mentre cercavano di scampare invano alla morte. Un senso di inquantificabile ed inarrestabile ingiustizia esplose dentro di me. Quel giorno fu lo stesso in cui qualsiasi parte o brandello di corpo animale entrò dentro di me. Cessai di masticare le sofferenze di queste creature, infrangendo in me, per sempre, quel muro di indifferenza e dissociazione, a cui fin dalla nascita veniamo irrefrenabilmente assoggettati. Ma fin da subito capii che ciò che avevo visto rappresentava un sistema fondato sulla sofferenza e sull’oppressione di tali sterminate proporzioni, che la mia presa di posizione, per quanto fondamentale, non poteva certo considerarsi un punto di arrivo né tantomeno una forma di personale compiacimento per mettere a tacere sensi di colpa e ricominciare serenamente a dormire sonni tranquilli. La mia vita era cambiata, e da quel momento cambiò per sempre. Mosso da sentimenti mai provati prima, mi resi conto che tali barbarie, tali infernali cicli di morte e disperazione, consumati in ogni istante e in ogni dove, dovevano essere con ogni sforzo portati a conoscenza del maggior numero di persone, mosso dall’acquisita consapevolezza che se tutto questo sconvolgimento era avvenuto in me, sarebbe potuto, almeno potenzialmente, avvenire anche in altri. E inizialmente fu una speranza. Mi misi al lavoro, spesso di notte, e così passo dopo passo, prese forma e vita Laverabestia.org E oggi, quella che fu una speranza, è diventata certezza.
2) I video, le foto e i testi vengono proposti dai membri. Usi un criterio per sceglierli?
Tutti i contenuti inseriti dai membri che documentino o testimonino uno stato di sfruttamento, schiavitù, dominio o asservimento, subiti ai danni di soggetti umani e non-umani, vengono pubblicati.
3) Mostrare alla gente foto e video molto forti che rappresentano l’orrore della violenza subita da tutti gli animali non è sempre facile. Trovi che la gente si sia un po’ assuefatta? C’è anche chi dice che, addirittura, possano essere controproducenti perché allontanano invece di avvicinare. Che ne pensi?
Purtroppo se le immagini sono crude e terribili è perché troppe cose a questo mondo sono terribili. Sono convinto che l’informazione reale resti l’unica base legittima per operare una scelta. E compito di chi la fa, non è quello di addolcirla, ma di mostrarla come essa è. Nessuno è in grado di trasmettere empatia, perchè percepire il dolore altrui, e compassionevolmente prendersene carico, sono sentimenti e capacità che nascono dal cuore dell’individuo. Parallelamente però, per giungere a ritenere che allevare e poi uccidere miliardi di esseri senzienti e autocoscienti, o portare a cecità e morte un coniglio in un laboratorio per testare l’allergenicità di uno shampoo, siano dei crimini etici e morali inaccettabili per chiunque nutra un minimo senso di giustizia su questa Terra, basterebbe soltanto il riconoscimento del più basilare dei diritti. Infatti l’empatia, se pur un nobilissimo dono da coltivare per ogni coscienza umana, resta non indispensabile affinché si possa comuque iniziare finalmente a riconoscere il diritto fondamentale e inalienabile alla vita di un altro soggetto, al di fuori di se stessi. Riconoscimento, e non concessione.
Riguardo al fatto dell’assuefazione, chi più di me avrebbe dovuto assuefarsi dopo avere ricercato, visionato e pubblicato circa il 95% dei contenuti presenti sul sito? E posso a tutti assicurare che tutto quello che i miei occhi hanno assorbito, anche se resterà sempre niente rispetto a ciò che le stesse vittime subiscono sulla loro pelle ogni giorno, tutto potrebbe generare tranne che atteggiamenti di assuefazione o peggio ancora di inerte indifferenza. Se lo si percepisce davvero, quel dolore, quel terrore, quell’agonia altrui, niente potrà più renderla “normale”, accettabile, indifferente ai propri occhi.
Se possa essere controproducente o no, nella fattispecie lo lascio decidere ad ognuno. Motore del mio operato, fino ad oggi, sono state semplicemente le incalcolabili “nuove consapevolezze” di persone provenienti da ogni parte del mondo. Per loro e per ciò che è avvenuto in loro, io non ho alcun merito se non quello di avere soltanto fornito un innesco e di avere mostrato quell’anello di congiunzione umani-non-umani, che fin da quando nasciamo, la società fondata sull’ideologia del dominio, sullo sfruttamento e sulla mistificazione del dolore, ci tiene con molta cura lontano dagli occhi.
4) Quale è stato il video più condiviso?
Il video più condiviso è stato senza dubbio “Earthlings”, Terresti, un documentario fondamentale e da guardare per chiunque voglia, libero o meno da preconcetti, comprendere la reale dimensione di sfruttamento e schiavitù Animale presente su questa Terra. Questo documentario ha il merito di avere portato a nuova consapevolezza milioni e milioni di persone in tutto il mondo, determinando un cambiamento radicale delle loro vite. Per il resto, ad oggi il sito ha registrato 17 milioni di visualizzazioni video (e circa il doppio presso i social network), registrando complessivamente quasi 7 milioni di visitatori, provenienti praticamente da ogni angolo del pianeta. Per i nuovi visitatori il sito rappresenta ciò che è stato già detto, ed essi statisticamente sono almeno il 70% del totale. Per il restante 30%, ovvero di individui che sono in qualche grado già vicini alla questione animale, il sito vuole essere ed è, un grande contenitore di contenuti e materiale da diffondere alla collettività e non invece un luogo di inutile commiserazione o un luogo dove continuare ad autoflagellarsi con la visione di realtà per le quali già esiste la piena personale consapevolezza.
5) Attualmente quali temi stai promuovendo e divulgando maggiormente?
Negli ultimi anni mi sono concentrato ad estendere il più possibile “la portata” sociale, al fine di raggiungere sempre più individui e di avvicinarli alla questione animale. Pur trattando e mostrando la realtà dello sfruttamento a 360°, l’aspetto a cui da sempre dedico le maggiori energie è senz’altro quello legato all’industria alimentare.
Anche se il dolore non può essere soggetto a “classifiche”, è per essa che ogni giorno avviene a livello planetario una strage animale che non trova precedenti, nè numericamente, nè per intensità e per fiumi di sangue generato, e non è paragonabile a nessun’altra manifestazione di sfruttamento al mondo perpetrata per mano umana ai danni dei non-umani.
I concetti che cerco da sempre di trasmettere vertono imprescindibilmente sul mettere in luce l’inconcludenza, gli effetti e le conseguenze reali del “comune” rifugiarsi delle masse dietro a convinzioni preconcette, abitudini, stereotipi, ossimori e banali eufemismi utilizzati e messi in campo a sterile motivazione o giustificazione delle proprie azioni.
6) Come tutti sappiamo, il numero delle persone vegan sta aumentando, ma, di pari passo, il contatore della strage di Laverabestia non accenna a rallentare. Cosa ne pensi del veganismo vissuto come dieta alimentare, come scelta salutista o ecologica?
Dal mio canto ho sempre cercato di trasmettere e ricondurre l’assoluta imprescindibilità ETICA alla questione animale, pur non negando evidenti aspetti e riflessi positivi in ambito ambientale e salutistico. E questo perché è stato per me sempre fondamentale far comprendere, o almeno provarci, che non potrà mai essere percepito in un individuo un sentimento ed un principio di vera Liberazione Animale (che si rifletterà in un REALE e duraturo miglioramento della condizione animale stessa) se egli non riuscirà, prima, a superare in se stesso il paradigma antropocentrico imperante, da sempre radicato ad ogni latitudine del mondo. L’imperante visione antropocentrica dell’uomo e del suo ruolo su questo pianeta, sostenuta e alimentata peraltro nei secoli dei secoli anche dalle religioni monoteiste, è una visione che ha autoeretto gli umani a considerare i non-umani semplici «oggetti» a proprio ed esclusivo uso e consumo.
E questa visione imperante è purtroppo stata causa di ogni genere di nefandezza e distruzione nella storia dell’umanità. Il soggiogare il mondo e i suoi abitanti ai desideri umani non ha impedito alle persone di ammazzarsi anche tra loro. Questo avviene perché la connessione tra non-umani e umani è inconfutabile: siamo tutti Animali. Se gli animali non umani si possono sfruttare e sacrificare, lo stesso si può fare con gli esseri umani. L’antropocentrismo aliena intrinsecamente gli umani dal resto del mondo naturale. Abbandonare con mente critica finalmente tale visione significa, per opposto, adottare una visione biocentrica, nella quale considerare gli umani non come il centro del pianeta, ma soltanto come uno dei molteplici attori partecipanti, in una moltitudine di altri esseri. E il veganismo vissuto come scelta salutista o ecologica, non supera di certo questo paradigma, ma lo prolunga.
7) La maggioranza delle persone vegan che incontriamo e che conosciamo sono giovani, oppure sono vegan da due o tre anni. Vedi dei cambiamenti sostanziali nel “movimento animalista” in quest’ultimo periodo?
Il “movimento animalista” è oggi un universo incredibilmente variegato, caotico e multiforme. Le proporzioni attuali di “considerazione”, almeno mediatica, degli animali, se pur ancora minime, sono senza precedenti. Il termine “animalista” (che personalmente non ho mai fatto mio), raccoglie oggi come non mai consensi e partecipazione, ma nel contempo, anche manifestazioni paradossali e spesso tragiche, ancor di più quando “promosso commercialmente” a livello mediatico-televisivo, dove si continua a mostrarci come salvare un animale con lo sponsor, nel contempo in sovrimpressione, di un altro animale trasformato però in affettato. Questo sarebbe perfino divertente se di mezzo però non ci fosse la disperazione e la morte di milioni di vittime innocenti, e la gigantesca manipolazione delle masse. Non ho mai fatto mio questo termine, ne mai lo farò, perché non è mai esistito nella storia del mondo un solo movimento di Liberazione che abbia mai ambito o lottato per la riduzione o il “miglioramento” delle condizioni imposte dal suo oppressore, nè tantomeno, inverosimilmente, per un’uccisione più “umana” o più “accettabile” dei soggetti per i quali si è battuto.
Nessuno, che abbia mai combattuto contro lo schiavismo degli esseri umani, ha mai lottato per migliorare la condizione dell’ “Essere Schiavo”, per rendere la schiavitù del sottomesso più sopportabile o gradevole. Nessuno, che si sia mai battuto contro l’oppressione dell’uomo sulla donna, ha mai lottato per ottenere soprusi e violenze più sopportabili, più lievi o più accettabili.
L’attivismo “animalista” del nostro tempo è il primo caso nella storia in cui, la maggior parte di chi “difende” i propri soggetti, gli Animali, è lo stesso che nel contempo li fa imprigionare, uccidere e fare a pezzi, per portarli sulla sua tavola. Un paradosso sanguinario senza precedenti.
Ma ciò è possibile solo perché le vittime sono “animali”, considerati, al di là di ogni falso buon proposito e nonostante tutto, cose a disposizione dell’uomo. E come già detto, se ogni individuo non riuscirà a spegnere il proprio antropocentrismo, radicato e saldamente ancorato alla propria coscienza, nessun vero e reale beneficio sarà mai né auspicabile né raggiungibile per i soggetti più deboli e sottomessi, l’ultima delle minoranza sulla Terra, ma nostri compagni di viaggio.
8) Secondo te, ai fini della sensibilizzazione e dell’attivismo, i libri (si legge pochissimo) possono rivelarsi ancora utili?
I libri sono e restano fonte insostituibile di sapere, di conoscenza e di riflessione, e nella fattispecie dell’Antispecismo, tantissimi di essi sono stati fonte e stimolo per il cambiamento di moltissime vite.
9) Spesso abbiamo l’impressione che ci sia una certa confusione e che l’obbiettivo principale, che è la Liberazione Animale, venga dimenticato o aggirato. Secondo te è possibile sperare in un movimento unito e consapevole sugli aspetti etici e politici della Liberazione Animale?
Si tratta di un movimento globale relativamente nuovo e senza precedenti per velocità di crescita e diffusione. Esso potrà iniziare ad essere e restare unito, e questa è la mia speranza, solo se “l’obiettivo principale” rimarrà sempre saldamente fissato alla mente delle persone che ve ne fanno parte, e non invece svenduto, abbozzato, mutilato, raggirato o manipolato a propria misura nei suoi presupposti e ideali primari.
10) Riesci a visualizzare un mondo in cui il contatore della strage si ferma?
Sicuramente non avverrà nel corso della mia vita, ma sono sicuro che prima o poi ogni contatore che scandisce lo sterminio degli animali sia destinato ad arrestarsi. E’ necessario oggi come non mai l’energia e la volontà di ognuno. Ognuno deve farsi voce e portavoce delle vittime per favorire e indurre un risveglio nelle coscienze altrui. Per chiunque si faccia carico del dolore ignorato sarà naturale oltre che spontaneo farlo, rifiutando un inerte stato contemplativo dei mali del mondo, ancor peggio diffondendo o infondendo pessimismo generalista sulla Liberazione Animale. Ciò che banalmente spesso si ignora, è che ogni coscienza liberata equivale ad animali non umani (e probabilmente, lo spero, anche umani) strappati dalla logica dell’oppressione e della tirannia.
Una delle ridondanti affermazioni che mi capita spesso di leggere è quella secondo la quale non potendo salvare tutte le vittime sarebbe meglio, o uguale, non salvarne neanche una.
Questa logica, naturalmente, vale sempre quando le vittime sono gli altri. Applicata su se stessi, magari chiusi all’interno del braccio della morte di un qualche penitenziario in attesa di esecuzione per un reato mai commesso, verrebbe istantaneamente rinnegata.
Ogni anima salvata dalle mani di un carnefice ha invece un inestimabile valore ed un significato.
Non possiamo demordere. Piangerci addosso o darci per vinti, aggraverebbe ulteriormente la situazione. E toglieremmo inoltre ogni speranza anche a tutti quei poveri esseri in gestazione, a quelli non ancora nati, a tutti coloro i quali non hanno ancora aperto i loro occhi sulla sanguinaria realtà riservata loro su questa Terra. Ogni essere vivente tolto alle grinfie del cinismo, dell’alienazione, della barbarie e dell’avidità umana ha un valore unico ed un significato, pari a quello che ognuno di noi attribuisce alla propria presenza su questo mondo.
Del resto, nessuno dei grandi e in definitiva efficaci movimenti di protesta contro ingiustizia, repressione e altri abusi sarebbe mai sorto se gli iniziatori e i leader di tali movimenti si fossero dati da fare solo quando fossero stati sicuri del successo. Il coraggioso e coerente impegno dei singoli per idee ritenute giuste è l’indispensabile premessa di qualsiasi fondamentale cambiamento e sviluppo.
E come diceva Altieri Biagi, anche in ultima analisi, l’utopia non è soltanto più nobile, ma è anche più produttiva dell’indifferenza, dello scetticismo, del cinismo.
L’unico consiglio che posso dare a tutti, è quello che, se magari fino ad oggi non hanno mai avuto modo di accostarsi alla questione animale, considerandola “secondaria”, “trascurabile”, lo facciano presto e, anche solo per una volta, volgano il loro sguardo alla quotidiana realtà vissuta e sopportata dagli animali.
L’unico rischio che potrete correre nel guardarla in faccia almeno una volta sarà solo quello di diventare persone migliori. Per voi stessi, ma soprattutto per gli altri.
Intervista a cura di Troglodita Tribe – fonte troglovegan.wordpress.com