La febbre del salutismo Vegan
Ma perché, sempre più persone, sostengono che cercare di convincere il prossimo a diventare vegan per motivi di salute sia un atteggiamento controproducente?
Sono forse impazziti? Più vegan ci sono e meglio è! Verrebbe da dire. E non importa il metodo, perché ciò che conta è il risultato.
No, la follia non c’entra!
E neppure l’arroganza di voler dettare il giusto percorso che ogni vegan dovrebbe intraprendere.
No, queste persone non vogliono avere ragione a tutti i costi, non vogliono mettersi sul pulpito per dettare le regole. Il fatto è un altro.
Il fatto è che l’argomentazione salutista è un’argomentazione fondamentalmente specista.
Se siamo vegan significa che il nostro obbiettivo è la liberazione animale, Giusto?
Se siamo diventati vegan è perché desideriamo un mondo senza più allevamenti, senza più circhi, senza più vivisezione, senza più cani alla catena, senza più gabbie dove mettere animali, per qualsiasi motivo. Se siamo vegan è perché desideriamo un mondo senza più animali che vengono usati per le nostre esigenze, per i nostri bisogni, per il nostro divertimento.
Per ottenere questo risultato, l’unica possibilità concreta che abbiamo, è quella di cambiare la mentalità comune (che possiamo anche chiamare società, o coscienza collettiva). Questa trasformazione è un processo lungo e difficile, ma il passaggio che dovrebbe avvenire è anche molto chiaro.
Dalla situazione odierna, in cui l’essere umano è considerato il centro dell’universo, dove l’essere umano è considerato superiore e detentore di potere assoluto su tutti gli altri animali, dovremmo passare ad una posizione di parità, una posizione in cui tutti gli altri animali vengano considerati esattamente come noi. Terrestri, popolazioni di terrestri, persone non umane da rispettare esattamente come chi è umano. Appare ovvio che, senza questo passaggio, ci sarà sempre qualcuno che userà, sfrutterà e ucciderà animali. Non è solo una questione di dieta, ma una questione legata alla superiorità e al diritto di dominare chi è considerato inferiore.
Se noi diciamo che si dovrebbe smettere di mangiare carne e prodotti animali perché fa male alla salute, non stiamo favorendo questo passaggio, anzi, tutto il contrario.
Proviamo a rifletterci con attenzione.
La salute di cui ci stiamo preoccupando è la nostra, la salute di noi umani che, appunto, restiamo al centro dell’universo, al centro delle nostre preoccupazioni. Restiamo superiori e, appunto, ci preoccupiamo della nostra salute dimenticando la dignità e l’importanza degli animali che smettiamo di mangiare. Quegli stessi animali non sono più animali sono cibo che fa male alla salute.
Per essere più chiari, però, è importante proporre un piccolo esempio.
Un bambino prende a calci la compagna di banco e la maestra subito lo riprende dicendo di smetterla immediatamente. Il bambino, visto che si diverte un mondo, chiede il perché, perché mai dovrebbe smetterla? E la maestra, allora, gli risponde che prendendo a calci la compagna di banco si fa male ai piedi, gli verranno i lividi e, addirittura, potrebbe diventare zoppo.
Perché una risposta del genere farebbe accapponare la pelle?
Ovvio, no? Si tratta di una risposta che non tiene minimamente conto che la compagna di banco è una bambina anche lei, che soffre, che ha una sua vita, una sua sensibilità, un suo modo di esprimersi e di stare al mondo. La compagna di banco viene letteralmente annullata, è come se non esistesse, diventa un oggetto. Per trasformare una persona in un oggetto basta non considerare più la sua sensibilità, il suo essere soggetto di una vita, la sua capacità di percepire e di emozionarsi. È facile, no? A questo punto, è come se quel bambino prendesse a calci un oggetto e la maestra gli dicesse di smetterla perché quell’oggetto è duro e gli farà male. Ma se l’oggetto fosse un cuscino non ci sarebbero problemi, si potrebbe continuare a prenderlo a calci!
Se noi diciamo che occorre smettere di mangiare prodotti animali perché fa male alla salute, con quella stessa frase, senza accorgercene, diciamo anche che tutti quegli animali, imprigionati, mutilati, uccisi, sono degli oggetti, proprio come nel caso del bambino e della sua compagna di banco. E diciamo anche che, se si trattasse di animali che non fanno male alla nostra salute, potremmo continuare a mangiarli. Non importa se la nostra è solo una strategia per cercare, in qualche modo, di far diventare vegan qualcuno. Quando la maestra dice al bambino di smetterla perché potrebbe diventare zoppo, rende l’altra bambina un oggetto, la cancella, anche se la sua è solo una strategia per farlo smettere. Quando diciamo che mangiare animali fa venire il cancro, rendiamo gli animali degli oggetti, del cibo, li annulliamo in quanto esseri senzienti, in quanto soggetti di una vita. E questo è l’esatto contrario di quello che vorremmo ottenere. E questo rende sempre più difficile quel passaggio essenziale ed indispensabile per ottenere la liberazione animale. Rende sempre più difficile passare dalla nostra posizione di esseri superiori con il potere assoluto su tutti gli altri animali (i nostri oggetti, i nostri schiavi, il nostro cibo) ad una posizione di parità, ad un confronto tra popolazioni, tra terrestri.
Ed è questo il motivo per cui molti stanno chiedendo che si smetta al più presto di usare il salutismo per convincere la gente a diventare vegan. Perché il salutismo sta ritardando la liberazione animale, sta rendendo ancora più difficile la strada per il suo raggiungimento.
Ma è necessaria anche un’altra riflessione che richiede una profonda onestà interiore.
Torniamo al bambino e alla sua sfortunata compagna di banco. L’affermazione della maestra suona demenziale, tremendamente demenziale. Nessuna persona sana di mente, in nessuna occasione accetterebbe un’affermazione del genere. Smettere di prendere a calci la compagna di banco perché ci si potrebbe far male al piede, perché si potrebbe diventare zoppi?! Dopo un’affermazione del genere, quella maestra sarebbe immediatamente allontanata e considerata indegna del suo mestiere.
Eppure…Eppure, se al posto del bambino mettiamo le mucche, i conigli, le galline, i maiali, se diciamo che bisogna smettere di mangiarli perché fanno male alla salute, quella stessa affermazione, non suona così terribile. Tanto che molti vegan si sentono tranquilli nel proporla.
Ma perché?
Eppure, anche confrontando le due situazioni, gli animali, comunque, sono molto più svantaggiati. La bambina, in fondo, prenderà solo dei calci e poi si riprenderà (speriamo!). Gli animali, al contrario subiranno pene e strazio e, soprattutto, moriranno tutti, senza eccezione, e moriranno in giovanissima età. Eppure, se vogliamo essere onesti fino in fondo, non possiamo fare a meno di considerare che il caso del bambino ci appare più demenziale e inaccettabile rispetto a quello degli animali.
Il motivo è molto semplice e si chiama specismo.
Lo specismo è quel fenomeno per cui siamo portati a considerare inferiori e degni di minor attenzione e rispetto individui appartenenti ad una specie diversa dalla nostra. Lo specismo ci porta a ritenere lecito e accettabile il fatto di usare questi individui per le nostre necessità, per i nostri interessi. Lo specismo non è semplicemente un aspetto negativo di alcune persone insensibili, o irresponsabili, come potremmo sostenere oggi per il razzismo, il sessismo, l’omofobia…Lo specismo, come ci stiamo accorgendo, è molto più subdolo. Lo specismo è parte integrante del nostro inconscio. Noi umani ci portiamo addosso secoli di specismo. Le nostre menti, i nostri sistemi economici, le nostre culture, i nostri riti sono fondati sullo specismo. Anche se, come individui, scegliamo di non accettarlo, dovremo, sempre e comunque, considerare che lo specismo è dentro di noi.
A questo punto si può comprendere meglio quanto il concetto di liberazione animale sia estremamente complesso da attuare e come, soprattutto, poco abbia a che fare con un semplice cambiamento della dieta alimentare e come, ancor di più, sia proprio questo il vero obbiettivo da superare.
Se ci identifichiamo troppo nel veganismo, se ci identifichiamo così tanto da ritenerlo l’unico obbiettivo da raggiungere, abbiamo già perso ogni opportunità. È come confondere il dito che indica la luna con la luna stessa. L’obbiettivo è la liberazione animale, il superamento dello specismo. L’obbiettivo non è migliorare la nostra salute e neppure quello di rendere vegan tutte le perone che incontriamo. Le persone diventeranno tutte vegan, le gabbie saranno tutte aperte e gli animali non saranno più resi schiavi solo e soltanto quando avremo superato lo specismo, solo e soltanto quando lo specismo sarà considerato come, oggi, la maggioranza di noi umani considera il razzismo.
Ma che cosa sta succedendo, oggi, nel mondo vegan?
Sempre più persone parlano di salutismo per dimostrare quanto sia importante diventare vegan. Altri parlano di antivivisezionismo scientifico, sostenendo, appunto, che occorre smettere di torturare animali per testare i farmaci, che occorre farlo perché questi test non danno buoni risultati. Si dice che queste argomentazioni abbiano una buona presa e, di conseguenza, vengono sempre più utilizzate.
Qual è il risultato di questa nuova tendenza?
E’ come se, nell’esempio precedente, sempre più bambini avessero smesso di prendere a calci la compagna di banco per paura di farsi male, di diventare zoppi.
Molti hanno smesso, certo, ma con il passare del tempo, molti altri hanno cominciato ad usare scarpe rinforzate, magari con la punta d’acciaio per non f arsi male, per non diventare zoppi.
E per tornare a noi, la risposta specista al salutismo è già in atto: allevamenti biologici, galline allevate a terra, riduzione del consumo di carne e, anche se poi gli animali finiscono tutti al macello, la salute è assicurata comunque.
Oggi la parola vegan è sempre più associata ad una scelta legata al benessere, ad una delle tante opzioni disponibili, ad uno stile di vita.
Oggi la parola vegan è sempre meno associata ad una lotta contro un’ingiustizia, ad un cambiamento radicale della nostra società fondata sul dominio e sullo specismo.
Nessuno dovrebbe avere qualcosa da ridire sugli stili di vita, perché ognuno vive come vuole.
Tutti e tutte dovremmo avere molto da ridire quando siamo di fronte ad un’ingiustizia, perché questo è l’unico modo per superarla, per liberarcene.
In altre parole il concetto di vegan è stato rimodellato ad uso e consumo di quella stessa società che si intendeva cambiare.
Questo passaggio, questo rimodellamento, questo ribaltamento sta avvenendo proprio ora, proprio quando sempre più persone diventano vegan.
E, ancor più drammaticamente, sta avvenendo per mano delle stesse persone che sono vegan.
Tutte le volte che si parla di salutismo (associandolo alle motivazioni che ci dovrebbero spingere a diventare vegan) ci allontaniamo di un passo dalla liberazione animale perchè sosteniamo e rinforziamo il concetto di specismo, sosteniamo e rinforziamo le motivazioni di base che determinano l’oppressione di tutti gli animali.
di Troglodita Tribe – troglovegan.wordpress.com